Dopo Teheran. Storia Di Una Rinascita by Marina Nemat

Dopo Teheran. Storia Di Una Rinascita by Marina Nemat

autore:Marina Nemat [Nemat, Marina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Human Rights, Political Science, General
ISBN: 9788860523280
editore: Cairo Publishing
pubblicato: 2010-12-14T23:00:00+00:00


CAPITOLO 13.

La mia spilla a forma di libellula.

Nell'agosto del 2007, mentre mi trovavo a Edimburgo, concessi una breve intervista telefonica a Radio Hambastegi, un'emittente in lingua persiana con sede a Stoccolma. Poco dopo il mio ritorno a Toronto, ricevetti un'e-mail dall'intervistatore, Nasser Yousefi, con il link del programma che avevano realizzato sul mio libro. Solo quando cliccai sul link e iniziai ad ascoltare mi accorsi che il programma durava circa tre ore. Le prime interviste erano con tre dei miei detrattori, che erano stati prigionieri a Evin in quanto membri di gruppi comunisti islamici.

Due avevano scritto le loro memorie. Sostenevano che il mio libro non avrebbe dovuto essere pubblicato perché la mia esperienza a Evin era diversa dalla loro. Dicevano che non avevo reso in maniera efficace gli orrori di Evin e non avevo raccontato la storia degli eroi della prigione, che avevano sofferto ed erano morti per il loro credo e i loro ideali. Prima delle interviste, Nasser faceva una breve introduzione sulla memoria e sui memoir, citando brani da una pubblicazione in persiano intitolata larari. Diceva che gli eventi accadevano in un luogo e in un tempo, e che raccontarli con esattezza era impossibile, perché quando i fatti diventano ricordi esistono solo nella nostra mente, e il modo in cui li vediamo dipende dalla nostra prospettiva. Paragonava la scrittura di un libro di memorie alla realizzazione di un film: due registi che ricavano un film dallo stesso libro possono ritrovarsi con due racconti completamente diversi. Ci sono scene che proiettiamo avanti veloce e altre al rallentatore, a seconda di quali sensazioni ci ispirano. Concludeva che per questo motivo bisognava rispettare la memoria e i memoir, ma non considerarli mai del tutto precisi, perché è inevitabile che tutti gli esseri umani guardino il mondo attraverso una lente soggettiva. Speravo che i miei detrattori avessero elaborato una critica razionale al mio libro, una recensione secondo i canoni. Ma ciò che sentii, in quella trasmissione radiofonica, era un attacco estremamente personale. Mi definirono bugiarda, tavvab, traditrice e dichiararono che avevo scritto Prigioniera di Teheran per denaro. La donna ammise apertamente di non averlo nemmeno letto il mio libro. Aveva solo letto che cosa avevano detto del mio libro. «Dapprima criticai il libro di Marina, ma quando vidi che certi avevano trasformato questa critica in un attacco personale nei suoi confronti, presi le distanze...

Questo libro non è la verità sul dolore patito da coloro che furono rinchiusi in carcere e torturati. Per ogni editore è importante vendere libri. Questo libro non è la descrizione dei tormenti provati da Marina.

E stato distorto e trasformato in qualcosa che potesse vendere... Questo libro è il risultato del lavoro di un gruppo di persone [e non solo di Marina]...» Questi attacchi mi facevano pensare all'intolleranza della Repubblica Islamica: se non sei con noi e come noi, se non condividi la nostra religione e la nostra ideologia, sei contro di noi. Avevo sperimentato sulla mia pelle come una vittima possa trasformarsi in torturatore. Ali, il guardiano che ero stata costretta a sposare, al tempo dello scià era stato torturato a Evin.



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